La Fiat rimarrà in Italia e crescerà quando il mercato auto riprenderà a salire. Questo quanto emerso dall’incontro fiume tenuto a Palazzo Chigi tra Sergio Marchionne e il governo, rappresentato dal presidente del Consiglio, Mario Monti, dai ministri Corrado Passera, Elsa Fornero, Fabrizio Barca e dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.
Per l’azienda fondata dalla famiglia Agnelli era presente anche il presidente John Elkann, che insieme all’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler ha reso noto le strategie di breve e medio termine dell’azienda.
Il motivo principale della 5 ore di riunione era di rassicurare l’esecutivo e i cittadini sulla continuità della presenza Fiat nel Paese, dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni di Sergio Marchionne che paventavano un ulteriore calo della domanda di auto in Italia e la conseguente chiusura di diversi stabilimenti, la cassa integrazione per migliaia di dipendenti e, in casi estremi, il ritiro della Casa auto numero uno d’Italia e il tresferimento della produzione in Paesi terzi.
In sostanza, come detto, il manager italo-canadese ha confermato che appena le vendite si riprenderanno, Fiat tornerà a investire nella Penisola come promesso un paio d’anni fa con il piano “Fabbrica Italia”. Elemento chiave è l’export di auto prodotte in “patria” verso gli Stati Uniti e verso altri paesi extra-europei (Brasile e Cina su tutti). “Sono proprio queste aree – ha detto Marchionne – che danno all’azienda che dirigo la necessaria sicurezza finanziaria per proseguire. Oltre a produrre per l’export, vogliamo puntare sull’Italia per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione e siamo pronti a investire ulteriori risorse in nuovi prodotti per cavalcare l’onda della futura ripresa del mercato auto in Europa”. Insomma: investimenti solo al momento opportuno, dopo i 5 miliardi stanziati negli ultimi 3 anni.
Se il governo ha apprezzato i risultati che l’azienda sta ottenendo a livello internazionale, i vertici Fiat hanno detto di appoggiare l’azione del governo, che ha portato credibilità al Paese e ha cercato di migliorarne la competitività.
Altro elemento chiave sarà il lavoro congiunto che costruttore e governo effettueranno per individuare un modello idoneo a rafforzare le strategia di produzione e di export del Lingotto.