È solo mezzo pieno il bicchiere bevuto dai promotori del referendum dell’abolizione del forfait fiscale, quell’insieme di provvedimenti agevolativi che ha permesso ai miliardari svizzeri (e non solo) di poter pagare imposte fiscali irrisorie sui loro patrimoni. Sotto accusa sono queste tasse (irrisorie rispetto al patrimonio) che non sono in proporzione a quanto fatturato o depositato ma sono calcolate – appunto – a forfait. Un altro obiettivo dl governo elvetico è poi quello di consentire alle autorità cantonali l’accesso ai dati bancari anche in caso di evasione fiscale, e non solo di frode come è successo fino a questo momento.
Di fatti, mentre gli elettori di Basilea hanno approvato la proposta di abolire i privilegi per i cittadini residenti più ricchi, quelli del cantone di Berna hanno scelto di non procedere lungo questa strada restrittiva, “salvando”, di fatto, i portafogli degli abitanti più agiati.
I due distinti referendum di ieri hanno pertanto optato per due diversi esiti: il più popoloso cantone di Berna ha infatti scelto di mantenere il privilegio, mentre quello più piccolo di Basilea ha optato per l’abolizione del benefit. Ne consegue un diverso trattamento per gli abitanti dei due Cantoni, con quello di Berna che potrà ancora vantare la bassa imposizione basata sul tenore di vita e sulle spese del contribuente, e non sul reddito reale, che viene spesso conseguito all’estero.
Della vicenda si è ampiamente occupata l’edizione online de La Repubblica. “Ci sono 13 ricchissime famiglie greche, che pagano imposte ridicole” riporta il quotidiano, con le dichiarazioni della deputata socialista al Parlamento del Canton Berna, Kiener Nellen, una delle promotrici del referendum. Anche nella non lontana Basilea è stata la sinistra a mobilitarsi, con esiti ben diversi. A Berna, infatti, a prevalere sembra esser stato il timore di un rischio di negative ricadute sul territorio, paventando i pericoli di un incremento della disoccupazione, suscitata dalla possibilità che – penalizzati dal nuovo regime fiscale – i portafogli più ricchi scegliessero di andare altrove, alla ricerca di altri paradisi tributari.
Insomma, risultati diversi, e conseguenze differenti. Quel che tuttavia sembra contare, è che anche nell’impassibile Svizzera, qualcosa stia lentamente cambiando.