Il prossimo problema per il titolo Facebook? Gli impiegati

di Carlo Lavalle

25 Settembre 2012 09:30

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Quando nei prossimi mesi i dipendenti del social network Facebook potranno vendere le loro azioni, il titolo in Borsa potrebbe cadere ancora di più.

Il titolo Facebook continua a scendere. Dal momento del suo debutto nella Borsa di New York, avvenuta nel maggio 2012, in cui il prezzo fu negoziato a circa 38 dollari per azione, il valore si è più che dimezzato. Il peggio però potrebbe arrivare nei prossimi mesi quando scadranno le restrizioni alla vendita (lock up) per un cospicuo pacchetto di titoli pari a più di un miliardo di dollari.

Tra ottobre e novembre 2012, 243 milioni di azioni e stock option detenute da dirigenti e dipendenti, ex o attuali, di Facebook potranno essere immessi sul mercato e molti scommettono su un ulteriore aumento della pressione che alimenti una possibile corsa al ribasso del titolo. Gli investitori si stanno preparando a questa marea montante con una posizione attendista.

Nella circostanza il management di Facebook ha annunciato un piano di riacquisto delle azioni (buy back) per complessivi 101 milioni di dollari. Mark Zuckerberg da parte sua ha assicurato che non venderà titoli del gruppo entro il prossimo anno mentre i due top manager Marc Andreessen e Donald Graham hanno dichiarato di essere intenzionati a vendere solo per adempiere agli obblighi nei confronti delle autorità fiscali.

Il primo lock up, per una tranche di 271 miloni di dollari, è scaduto il 16 agosto e ha determinato una pesante caduta del titolo. Nei 3 mesi successivi alla capitalizzazione in borsa il titolo Facebook ha perso circa il 50% del valore, cioè più o meno 50 miliardi di dollari.

Secondo il settimanale finanziario Barron’s un’azione del social network non dovrebbe valere più di 15 dollari sintetizzando la sua posizione con un indicativo slogan “connetitti coi tuoi amici su Facebook ma stai alla larga dal titolo”. Questa bassa quotazione, al di sotto della stima di altri analisti, sarebbe spiegabile a causa del ritardo del management ad approntare un adeguato modello di monetizzazione del traffico su dispositivi mobili dove si sta spostando la maggioranza dei suoi utenti.