Secondo quanto affermato dall’Istat, il 29% dei dipendenti lavorerebbe sotto un contratto in attesa di rinnovo. In altri termini, l’Istituto statistico dichiara che alla fine di agosto 2012 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 71% degli occupati residenti e al 67,5% del monte retributivo analizzato. Pertanto, quasi 3 dipendenti su 10 sarebbero titolari di un contratto scaduto, in attesa di revisione.
Ancora: l’Istat afferma come nel corso del mese di agosto l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie sia cresciuto dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,6% rispetto ad agosto 2011. Nella media dei primi 8 mesi dell’anno, invece, l’indice è cresciuto dell’1,4% su base annua.
L’analisi sui singoli macrosettori ci dice inoltre che le retribuzioni orarie contrattuali hanno fatto registrare un incremento tendenziale del 2% per i dipendenti del settore privato, e una variazione pressoché nulla per quelli della pubblica amministrazione.
Tra i settori con gli incrementi tendenziali più dinamici spiccano l’energia elettrica e il gas (+ 2,9%), il tessile, l’abbigliamento e la lavorazione delle pelli, la gomma plastica e la lavorazione di minerali non metalliferi (+ 2,8%), la chimica, il legno, la carta e la stampa (+ 2,7%). Variazioni nulle per telecomunicazioni e per la pubblica amministrazione.
Infine, l’Istat ha segnalato come il tempo medio di attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è mediamente pari a 32,1 mesi, con punte di 32,4 mesi per il settore privato. L’Istituto sostiene altresì che in assenza di rinnovi contrattuali, la crescita annua dell’indice delle retribuzioni crollerebbe, già con decorrenza gennaio 2013, allo 0,9%. Entro la fine dell’anno scadranno buona parte dei principali contratti industriali.