Colpo di scena nella vicenda della fusione dei colossi dell’industria aerospaziale e della Difesa, EADS e Bae Systems: Gran Bretagna, Francia e Germania hanno infatti ripreso i colloqui intergovernativi volti a definire le modalità di fusione delle due grandi aziende. I disaccordi dei primi momenti riguardavano in particolare la struttura azionaria che andrebbe a comporre la new co che si andrebbe a creare.
Il tempo è però ormai scaduto, visto che in base agli accordi entro il 10 ottobre va definito uno schema azionario che delinei le modalità della fusione. Secondo il segretario britannico alla Difesa, Philip Hammond, i francesi dovrebbero avere una quota a una sola cifra percentuale della stessa entità di quanto sarà nelle mani dei grandi investitori istituzionali. Se così fosse, Parigi dovrebbe rinunciare al 6%visto che attualmente detiene il 15% in EADS, che però potrebbe salire al 22,5% se acquistasse la quota del gruppo industriale transalpino Lagardère, che ha manifestato di voler uscire dalla compagine azionaria.
Fino a ora, è proprio Downing street a mostrare maggior interesse a terminare la fuzione, mentre più caute sembrano Berliino e Parigi.
Sul piatto ci sono interessi rilevanti, visto che potrebbe sorgere un’azienda da 38 miliardi di capitalizzazione che avrebbe una posizione dominante a livello mondiale nel campo soprattutto nella produzione di velivoli per uso civile e militare, in grado di competere ad armi pari con le aziende americane Boeing e Lockheed e surclassando Finmeccanica, Thales e Dassault che potrebbero pertanto valutare anch’essi un’alleanza se non una fusione.
Per il momento, lo scopo della ripresa dei colloqui tra i rappresentanti degli esecutivi è quello di premere presso i CEO delle due aziende – Tom Enders di EADS e Ian King di Bae Systems – a continuare nella trattativa volta alla fusione nonostante loro abbiano già dichiarato di essere pronti a suonare il “de profundis” nel giro di 2 giorni. I due lieader dovrebbero definire le quote definitive e in modo da destinare i mesi successivi al chiarimento di altre questioni “marginali” (ma non troppo) su dove sarà la sede dell’azienda.
Nel frattempo, l’azienda britannica Invesco Perpetual, che è il primo azionista di Bae Systems con più del 13%, ha reso nota la propria perplessità sulla transazione a causa della preoccupazione che i governi in gioco interferiscano in maniera eccessiva nell’operazione.