L’assemblea degli azionisti ha approvato oggi la fusione tra Hera e Acegas, che porta alla creazione della seconda più grande utility italiana alle spalle della lombarda a2a.
Nei prossimi mesi, i manager Hera lavoreranno nella direzione di portere a termine “sul campo” il processo di aggregazione iniziato diversi mesi fa con i colloqui tra le parti. Hera, infatti, è l’azienda che ha incorporato Acegas.
Nel frattempo, nel comunicare il via libera del cda alla creazione della nuova grande azienda, il presidente di Hera – Tommaso Tommasi di Vignano – non ha escluso (ma nemmeno confermato) che nel breve o medio periodo possa avvenire un matrimoni con la suddetta A2A, superutility operante in ambito energetico in 3 regioni chiave dell’Italia come Lombardia, Veneto, Friuli ed Emilia Romagna.
“Tutto è possibile” ha detto il 65enne manager bresciano. “Non possiamo escludere futuri processi di crescita nel nostro settore anche se il nostro scopo più immediato è quello di rendere operativa questa fusione che avrà un valore di produzione superiore ai 4,5 miliardi di euro, un margine industriale di oltre 750 milioni un utile netto di 140 e 2 milioni di utenti serviti. Prima di arrivare a questa transazione siamo stati corteggiati da altre utility”. Il manager non ha fatto i nomi dei pretendenti, anche se voci di corridoio danno come a2a fra le possibili aziende interessate ad Hera, insieme ad alcuni grandi gruppi stranieri.
Nel consiglio di amministrazione entrano Giovanni Perissinotto e Cesare Pillon, in rappresentanza dei comuni di Trieste e Padova la cui utility, Acegas, sarà controllata per il 62,69% da Hera.
Intanto, il fondo strategico italiano Cassa Depositi e Prestiti è entrato con una quota del 5,6% all’interno di Hera, dopo un aumento di capitale. “L’FSI non voleva il monobusiness. Ha valutato poi la nostra posizione debitoria complessiva, valutandola positivamente”.