Sergio Marchionne ha confermato che non ha alcuna intenzione di chiudere gli stabilimenti in Italia di Fiat e si prepara a presentare il nuovo piano industriale, dopo il superamento del progetto Fabbrica Italia.
È quanto hanno dichiarato i segretari generali Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti in occasione dell’incontro tra Cisl e Uil, Sergio Marchionne e i leader di Fim, Uilm e Fismic. Nonostante dunque in passato molti avessero avanzato l’ipotesi che l’amministratore delegato di Fiat volesse chiudere uno o più stabilimenti italiani, effettivamente non sarà così.
Spiega Giuseppe Farina, segretario generale della Fim-Cisl, che “c’è una revisione del piano industriale sulla base del mercato che è cambiato con cui saranno assicurati prodotti e continuità produttiva per tutti e quattro gli stabilimenti auto”. Tante comunque le reazioni negative circa la revisione del piano, come quella di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che punta il dito sui “20 miliardi annunciati per il piano Fabbrica Italia di cui si è persa traccia”. Fiat ha commentato questa dichiarazione spiegando che “la polemica è fine a se stessa” e che “ci stupisce che sia sfuggito che dall’aprile del 2010 la situazione economica europea sia profondamente peggiorata”.
A ogni modo, il nuovo piano industriale di Fiat verrà esplicato nel dettaglio il 30 ottobre, ovvero in occasione della terza trimestrale dell’anno. Spiega il presidente della Uilm, Rocco Palombella, che quel giorno “ci sarà la risposta per ogni stabilimento: Mirafiori, Melfi, Cassino e Pomigliano. Per Pomigliano è ovvio che se continua a produrre la Panda in Polonia, questo crea difficoltà per quella nuova” che viene invece prodotta nello stabilimento di Fiat in Campania.
A margine della notizia, si riporta un’interessante dichiarazione di Raffaele Bonanni nel commentare quanto assicurato da Sergio Marchionne circa il mantenimento degli stabilimenti italiani di Fiat: “non sarà certamente io a dissuadere Marchionne dal mantenere le fabbriche in Italia. Mi sembra che ieri sera qualcuno si aspettasse notizie negative da Marchionne, come se le notizie buone fossero appunto di segno negativo. Bisogna persuadere l’investitore a restare in Italia, non incentivarlo ad andarsene. Trovandosi di fronte ad interlocutori e situazioni difficili il sindacalista non deve fare l’elenco delle cose che non vanno o addirittura minacciare situazioni sempre piu’ disastrose. Vorrei che ci fosse piu’ equilibrio e senso del realismo”.