Da una fonte ministeriale si apprende che il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini potrebbe siglare l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) per l’Ilva di Taranto nelle prossime ore: un documento che introdurrebbe regole più restrittive per lo stabilimento in materia di ambiente e inquinamento, e che per l’azienda rappresenterebbe la possibilità di proseguire con la produzione.
Sul contenuto e sull’approvazione dell’Aia, tuttavia, sarà la Procura di Taranto a pronunciarsi dopo aver esaminato il decreto, valutando la compatibilità delle nuove normative con la tutela dell’ambiente e della salute dei residenti. Il protocollo conterrà, infatti, non solo un pacchetto di prescrizioni ambientali, ma anche un programma di investimenti che l’Ilva dovrà garantire per ridurre le emissioni inquinanti nell’arco di tre anni.
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Dopo l’accusa di disastro ambientale, la progressiva chiusura degli impianti e la bocciatura del piano di risanamento – come deciso dai custodi giudiziari prima e dal Gip di Taranto in seguito – giudicato insufficiente, il testo definitivo dell’Aia è stato redatto attraverso una consultazione che ha coinvolto sia le associazioni ambientaliste sia la Regione Puglia, la Provincia e il Comune di Taranto.
La nuova Aia prevede che la produzione dell’azienda siderurgica sia ridotta a 8 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, e che non si faccia più uso del pet coke come combustibile, abbattendo le emissioni al 65-70%. Saranno coperti entro fine anno, inoltre, i parchi minerali dai quali si originano polveri inquinanti, mentre sarà dismesso del tutto il forno 3 e saranno ricostruiti i forni 1 e 2. L’altoforno 5, invece, dovrà essere chiuso e ricostruito entro il 30 giugno 2014.
Un peso determinante nell’approvazione dell’Aia hanno tuttavia i nuovi dati epidemiologici attesi dal Ministero della Salute che, secondo i vertici dell’Ilva, mostrerebbero una situazione dell’impianto ambientale nettamente migliorata rispetto al passato. Basti pensare che le cifre rese note precedentemente dalla Procura di Taranto hanno evidenziato come nell’arco di 13 anni le emissioni nocive abbiano causato oltre 400 decessi.