Bankitalia: a primavera serve un’altra manovra

di Carlo Lavalle

24 Ottobre 2012 08:30

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Bankitalia critica la legge di sabilità del governo Monti e suggerisce meno tasse e lotta all'evasione per rilanciare la crescita economica italiana.

Bankitalia è intervenuta commentando negativamente la manovra del governo Monti. Il prossimo anno “potrebbe essere prudente prevedere, eventualmente in primavera, quando sarà riconsiderato il profilo programmatico e qualora la ripresa dell’economia già si preannunciasse, contenute misure correttive” sui conti pubblici per mantenere l’obiettivo di pareggio di bilancio.

E’ il giudizio espresso da Salvatore Rossi, vicedirettore centrale di Bankitalia in audizione in Parlamento, che sembra manifestare qualche perplessità sulla legge di stabilità presentata dal Governo e approdata in Parlamento.

“Il fronte principale su cui si giocano oggi la sostenibilità del debito pubblico e il rapporto con gli investitori finanziari internazionali è quello delle riforme strutturali e delle politiche per la crescita economica”. Ma la ripresa dell’economia può essere riavviata – sottolinea il dirigente della Banca d’Italia – riducendo la pressione fiscale sui contribuenti in regola.

Il bilancio pubblico può cercare di favorire questo obiettivo attraverso una lotta senza quartiere all’evasione fiscale, anche dell’Iva, ripensando la composizione del prelievo e la struttura delle imposte nonché aumentando l’efficienza nei servizi pubblici. Quanto alle misure introdotte dall’esecutivo quella sull’Irpef per esempio compensa parte del drenaggio fiscale dell’ultimo quinquennio e diminuisce leggermente il cuneo fiscale sul lavoro, ma non porta benefici a chi ha redditi inferiori alla soglia di esenzione dall’imposta.

Secondo Salvatore Rossi sarebbe preferibile “un regime di tassazione con aliquote più basse e agevolazioni meno numerose e più semplici perché riduce le distorsioni, accresce la trasparenza, stimola lo sviluppo economico”.

Nel complesso la legge di stabilità accresce di poco il disavanzo del 2013, di circa 3 miliardi, portandolo all’1,8% del Pil, cosa che in termini strutturali, non fa venir meno l’impegno al preggio di bilancio ma restringe gli spazi di sicurezza.