L’idea è affascinante ma, altresì, irrealizzabile: Intesa Sanpaolo e Unicredit potrebbero giungere a un accordo utile per unire le forze e costituire un gruppo bancario (realmente) in grado di fronteggiare la concorrenza su scala internazionale. Peccato che, scrollate di dosso le indiscrezioni, di vero rimanga davvero nulla, o quasi.
A smentire qualsiasi rumor in merito è stato il vice presidente del consiglio di amministrazione di Unicredit, Fabrizio Palenzona, che afferma come tale ipotesi sia “oltre i limiti della fantasia”. Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Piazza Cordusio, e Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, gli fanno eco, ricordando come le voci di fusione dei primi due gruppi bancari italiani sarebbero totalmente infondate.
L’indiscrezione degli ultimi giorni nasce però da un fatto reale: la paura di subire scalate ostili da parte di operatori internazionali. Attualmente gli istituti di credito protagonisti di questa operazione fantascientifica sono più che sotto quotati in Borsa, e capitalizzano attualmente un controvalore che è inferiore al patrimonio netto contabile. In altri termini, oggi Intesa Sanpaolo e Unicredit sono due prede particolarmente appetibili, fortemente esposte al rischio di Opa ostili provenienti oltre confine.
Nonostante tale paura, la possibilità che i due big del credito tricolore si possano alleare per contrastare le scalate straniere sono praticamente nulle, e i principali analisti finanziari non mancano di rimarcare come, tale scenario, genererebbe solamente grandi complicazioni. Prima tra tutte l’occhio lungo dell’Antitrust, che costringerebbe, nell’immediato, la nuova banca, a cedere parte degli asset per non ricadere in fattispecie di predominanza.
L’operazione non sarebbe vista bene nemmeno politicamente, visto e considerato che le prime indiscrezioni sull’operazione hanno generato pronte prese di posizione negative e, tra i più diplomatici, un disinteresse per il bene nazionale.Insomma, fantascienza bancaria a parte, la fusione non s’ha da fare.