Toyota ha rivisto al rialzo le proprie stime annuali sull’utile netto, per l’esercizio fiscale 2012/2013 (che per l’azienda avrà termine in data 31 marzo 2013): stando alla review effettuata dal management della società, l’utile netto dovrebbe poter toccare quota 780 miliardi di yen (circa 9,7 miliardi di dollari). Il tutto, grazie al controbilanciamento del forte calo delle vendite registrato in alcuni mercati di riferimento, con una riduzione dei principali costi operativi.
Il principale produttore di auto del Giappone, per diverso tempo leader mondiale per volumi di vendita, ha di fatti rivisto al ribasso le stime di vendita globale per l’esercizio in corso, con un volume di veicoli pari a 8,75 milioni di unità contro 8,80 milioni di unità dell’esercizio precedente. Tra i mercati con la migliore performance, spicca quello nordamericano, dove la domanda passerà da 2,38 milioni di unità a 2,4 milioni di unità. In Europa, invece, il volume di vendita stimato è portato in ribasso dai precedenti 830 mila veicoli agli attuali 790 mila.
Proprio il mercato nordamericano sembra poter garantire la giusta soddisfazione agli stakeholders Toyota: nel trimestre da luglio a settembre (il secondo dell’esercizio fiscale in corso), infatti, l’utile netto è più che triplicato a quota 257,9 miliardi di yen, proprio grazie al successo commerciale nel Nord America e nel Sud Est asiatico, battendo di gran lunga le stime di 228,8 miliardi di yen che erano state indicate dai principali analisti internazionali.
Ancora, Toyota ha affermato di aver effettuato la revisione delle stime facendo leva sulla presenza di un tasso di cambio medio sul dollaro pari a 79 yen, contro i precedenti 80 yen, e di 100 yen sull’euro contro i precedenti 101 yen. Rispetto all’esercizio fiscale precedente (dal 1 aprile 2011 al 31 marzo 2012), i risultati sono stati condotti in deciso rialzo: la base di confronto è tuttavia scarsamente rappresentativa, visto e considerato che nell’anno finanziario 2011/2012 il terremoto e lo tsunami giapponese prima, e le indondazioni in Thailandia poi, avevano radicalmente influenzato al ribasso i ritmi di produzione e di vendita.