La classe dirigente italiana? Uomini, over 50 e senza figli

di Teresa Barone

12 Novembre 2012 13:00

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Da un rapporto Eurispes emerge come i potenti in Italia siano in prevalenza uomini e ultracinquantenni: per le donne il 15% dei ruoli dirigenziali.

A gestire il potere in Italia sono prevalentemente uomini, di età superiore ai 50 anni e avvezzi al matrimonio e alla prole. Questo l’identikit della classe dirigente della penisola tracciato attraverso un’indagine condotta dall’Eurispes in collaborazione con Who’s Who in Italy.

Una classe dirigente che evidentemente non si rinnova, originando una sorta di processo gerontocratico caratterizzato dal pressoché totale monopolio del potere da parte di funzionari over 50, mentre i giovani fino a 35 anni stanno a guardare. Analizzando nel dettaglio le cifre contenute nella ricerca Eurispes, il 79,5% dei dirigenti ha più di 50 anni, mentre solo il 3% appartiene alla fascia di età inferiore ai 35 anni. Tagliate fuori dai meccanismi del potere sono anche le donne, che rappresentano solo il 15% della classe dirigente contro l’85% maschile (e questo nonostante il numero di esponenti del sesso debole che ha ottenuto ruoli di potere in Italia sia raddoppiato in 20 anni).

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L’indagine ha preso in esame le caratteristiche di 5560 esponenti della classe dirigente, mettendo in evidenza sia la mancanza di ricambio generazionale sia notevoli disparità dal punto di vista territoriale: Roma e Milano sembrano infatti attirare la maggior parte delle figure dirigenziali, mentre nelle Regioni del Sud Italia la densità dei ruoli di potere è decisamente scarsa.

Un altro dato interessante riguarda lo stato civile degli esponenti della classe al potere. Se solo il 46,1% dei dirigenti è sposato (per le donne si arriva fino al 33,2%), una percentuale ancora maggiore ha dichiarato di non avere figli. A commentare queste cifre è il presidente Eurispes Gian Maria Fara: “Suggerisce Aristotele nella Politica che ogni popolo ha il governo che si merita, e la società italiana non sembra certo venir meno al principio. Quanto emerge dalla nostra ricerca è una vera e propria antropologia del potere, che tanto può raccontare sia sui personaggi che rientrano nella classe dirigente vera e propria, sia sulla società di cui tale classe dirigente è, bene o male, espressione“.