Coca Cola annuncia 350 esuberi: sindacati in rivolta

di Teresa Barone

15 Novembre 2012 12:00

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Coca Cola manderà a casa 350 dipendenti nonostante i buoni risultati del terzo trimestre 2012: i sindacati annunciano uno sciopero.

Coca Cola annuncia un piano di riorganizzazione dell’organico che porterà a 350 esuberi, con gravi conseguenze per l’occupazione nella penisola. Il programma di tagli è stato comunicato dal gruppo a coordinamento nazionale di Fai-Flai-Uila, che ha respinto la nuova direttiva proclamando uno sciopero per il 22 novembre.

350 esuberi che colpiranno anche la sede direzionale di Coca Cola e che riguarderanno, ad esempio, il sito di Buccinasco nel milanese, che ha recentemente subito tagli causati dallo spostamento di alcune funzioni presso la sede di Sofia.

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La battaglia dei sindacati contro i tagli si basa su accuse precise rivolte all’azienda di Atlanta, rea di non aver adeguatamente valorizzato la forza lavoro italiana, alla quale deve anche lo sviluppo in Europa. Una nota ufficiale comunica che gli esuberi rappresentano: “Un preoccupante segnale di dismissione e di disinvestimento dall’Italia, pur essendo uno dei mercati più profittevoli del gruppo“.

Una decisione aziendale che apparentemente contrasta anche con le cifre che arrivano dalle valutazioni del terzo trimestre del 2012. Secondo i dati, infatti, gli utili di Coca Cola sono in crescita e i profitti sono aumentati del 3,9%, un incremento dovuto anche all’aumento delle vendite in Europa come anche e a livello mondiale.

Secondo i sindacati, inoltre, con un giro d’affari cresciuto dello 0,8% a 12,34 miliardi di dollari Coca Cola non può essere classificata tra le grandi aziende in crisi, un concetto ribadito anche dal presidente e amministratore delegato Muhtar Kent: “Nel trimestre Coca Cola è cresciuta in tutte e cinque le aree geografiche di attività, nonostante la continua volatilità dell’economia globale. Ci sono stati continui investimenti nel nostro sistema e nei nostri marchi per garantire che il portafoglio sia oggi più solido che mai“.