Ha definito più che altro una sorta “wishful thinking” la prospettiva di rilancio economico indicata dal ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, qualche giorno fa. “Stando alle analisi del Centro studi di Confindustria”, sono infatti le parole del presidente Giorgio Squinzi, “noi prevediamo per l’anno prossimo un ulteriore calo del Pil dello 0,6%”, seppure sottolinea come “ci aspettiamo un cambiamento di segno verso la fine dell’anno”.
“Le nostre previsioni sono che a metà dell’anno prossimo inizierà la ripresa”, aveva affermato il ministro Grilli in un’intervista alla Stampa. Ministro che poi aveva tenuto a precisare come l’incognita delle prossime elezioni potesse influire anche sulle prospettive di rilancio economico: “anche se l’emergenza fosse finita, e non è così, il nervosismo dei mercati verrebbe meno solo se ci fosse la certezza che chi governerà in futuro proseguirà sulla strada del rigore”.
Squinzi, pur concordando con Grilli sulla necessità di riduzione delle spese prima del taglio delle tasse, afferma come “una vera ripresa, dal mio punto di vista, la vedremo solo nel 2015. Per la crescita è essenziale un contesto favorevole all’impresa, in modo particolare alle Pmi”. Le imprese infatti si sono trasformate, ma gli apparati pubblici sembrano essere rimasti fermi al palo, mettendo il paese di fronte a un bivio: tra “un lento ma inesorabile declino o un nuovo rinascimento, come nel dopoguerra”.