L’Ocse ha certificato il nuovo crollo dei consumi delle famiglie italiane, che nel corso del 2012 hanno registrato numeri mai replicati dalla Seconda Guerra Mondiale. Una fotografia estremamente desolante, quella scattata dall’Organizzazione, che si accompagna a previsioni altrettanto buie: crescita del rapporto debito / Pil, esplosione della disoccupazione e potenziali nuove manovre finanziarie, completano un contesto mai così deteriorato.
Per il prossimo biennio, infatti, l’Ocse “presuppone che il governo italiano riuscirà a centrare il suo obiettivo di equilibrio strutturale. Tuttavia, date le previsioni di macroeconomiche dell’organizzazione, sia il deficit, sia il debito pubblico continueranno ad aumentare” rendendo pertanto necessaria “un’ulteriore stretta dei conti pubblici per intraprendere il cammino di riduzione del debito come previsto”. Il debito pubblico salirà pertanto al 131,4 per cento nel corso del 2014, contro il 127 per cento del 2012.
Il governo, per voce del ministro dell’Economia Vittorio Grilli, ha tuttavia voluto precisare di non intravedere, per il momento, il rischio di una nuova manovra nel corso dei prossimi due anni (periodo che dovrà altresì esser utile per garantirsi il raggiungimento dell’obiettivo del pareggio di bilancio). Un velato ottimismo che non influenza l’approccio dell’Ocse nei confronti dell’economia italiana e sulle misure di austerità varate dal governo Monti, ree di aver “indebolito la domanda interna, e i consumi privati sono scesi al tasso maggiore dalla Seconda Guerra Mondiale”.
Allargando lo spettro di indagine, l’Ocse precisa come la ripresa economica mondiale sarà molto flebile per entrambi i prossimi anni, con una crescita modesta e con lo stadio recessivo che accompagnerà fino al 2013 inoltrato tutta l’area euro. Complessivamente, l’Ocse ha altresì rivisto al ribasso le stime di crescita dei Paesi industrializzati, pari all’1,4 per cento nel 2012, contro stime di flessione del Pil dell’eurozona pari a 0,4 punti percentuali e di 0,1 punti percentuali nel 2013. Nel 2014 l’eurozona invertirà la tendenza, con uno sviluppo dell’1,3 per cento.
Migliore il trend assunto dagli Stati Uniti, che dovrebbero tuttavia rallentare la crescita economica dal 2,2 per cento del 2012 al 2 per cento del 2013, per poi riprendersi con un + 2,8 per cento nel 2014. Per la Cina, infine, crescita del 7,5 per cento nel 2012, dell’8,5 per cento nel 2013 e dell’8,9 per cento nel 2014. Si allarga in tal modo il gap nei confronti della crescita indiana, con il subcontinente che nel triennio in corso crescerà rispettivamente del 4,5 per cento, del 5,9 per cento e del 7 per cento.