Il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha dato il via libera a un accordo con il Giappone che pone le basi per il libero scambio nel settore auto, un’intesa potenzialmente dannosa per l’occupazione europea nell’ambito delle automobili secondo quanto dichiarato dall’Acea, l’Associazione europea dei costruttori.
Stando alle affermazioni dell’Acea, presieduta da Sergio Marchionne, un incremento delle importazioni di auto giapponesi in Europa potrebbe portare a una perdita di posti di lavoro stimata tra le 35 mila e le 73 mila unità. Se nella UE arriveranno 7800 veicoli dal Giappone entro il 2020, infatti, saranno solo 443 mila le auto a essere esportate in oriente.
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Per ovviare a queste probabili conseguenze dannose per il mercato auto europeo – già in forte crisi – è necessario stabilire alcune condizioni iniziali sine qua non l’accordo non può diventare operativo: per l’Acea, dunque, le auto prodotte e approvate nella UE devono essere accolte dal Giappone senza la richiesta di ulteriori test o modifiche, e le auto di piccola cilindrata devono competere equamente con le auto giapponesi che appartengono alla stessa categoria.
Ivan Hodac, segretario generale dell’Acea, ha definito lo scambio tra Europa e Giappone come una strada a senso unico che non porterà vantaggi per il mercato europeo: ”Un’esperienza che abbiamo già fatto con un’analoga intesa con la Corea del Sud entrata in vigore un anno fa. Non ci sono giustificazioni per esporre l’industria europea, uno dei principali pilastri del’economia Ue, a un nuovo accordo squilibrato con uno dei nostri principali concorrenti. È arrivato il momento che l’Unione passi dalle parole ai fatti per difendere maggiormente la sue industrie”.
Di altra opinione è invece la UE, secondo la quale il protocollo di intesa porterà in Europa 42 miliardi di euro all’anno, facendo fare un balzo in avanti al PIL di 0,8% punti.