Il rilancio di un meccanismo perverso: se si pensa all’ostinazione dei politici ad aggirare i problemi, ebbene un esempio evidente sta nel decreto “salva Alcoa”, lo stesso che, non reggendo alla cattiva fama di pessimo ripiego, sarebbe terminato quest’anno, vale a dire a fine 2012.
Gravando sul conto-spese in bolletta questa sorta di “mostro” legislativo si è risolto in un atto pressoché pretestuoso, non aiutando certo a incoraggiare le rinnovabili e neanche è servito a smuovere di un millimetro la crisi interna all’industria sarda.
La legge istituita nell’agosto 2010, cui il primo firmatario è stato il senatore Filippo Bubbico (appoggiato all’unanimità da maggioranza e opposizione), diede il via a 3,5 miliardi di euro per gli incentivi all’istallazione di pannelli solari. Incentivi abbondantemente ripagati in bolletta ogni anno, per la durata di vent’anni, basandosi su “stracci“ giustificatori. Un emendamento simile è stato presentato in questi giorni dallo stesso Bubbico (Pd), supportato dalla collega Simona Vicari (PDL), che prova appunto, a reiterare un meccanismo analogo. In che modo? Inserendo nella vecchia legge salva-Alcoa il termine di fine 2013, al posto del 2012 e rimescolando le carte in tavola con una nuova tipologia, la posa dei pannelli solari sugli edifici pubblici.
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Qualora l’emendamento fosse approvato, sussisterebbe il cosiddetto IV conto energia, in altre parole, un appesantimento dell’onere in bolletta. E se il IV conto energia attualmente in vigore prevede un tetto assoluto pari a 6,7 miliardi inerenti agli incentivi del 2012, è pur vero che la variante così com’è stata concepita, potrebbe aggirare l’ostacolo e rimettere in circolo il precedente sistema.
Un’opera d’arte nella burocrazia dell’aggravio di spesa su famiglie e imprese, che non sembra porsi dei limiti perché nel medesimo testo, si legge anche dell’esenzione destinata ad alcuni produttori d’energia “da cogenerazione” (raffinerie e grandi impianti), nell’obbligo d’acquistare i “certificati verdi”; ciò significa, inevitabilmente, un onere di 120 milioni che sarà risarcito dagli utenti e scaricato in bolletta.