Da noi il meccanismo è conosciuto dalla notte dei tempi, anche se in un’accezione tutt’altro che positiva, che non si cura minimamente del merito, e spesso risulta non proprio produttivo per l’azienda che se ne serva. Parliamo della ben nota “raccomandazione”, che invece sta prendendo piede, con le dovute regole, nel mercato internazionale del lavoro, tanto che anche grandi aziende come Google o Symantec ne stanno facendo uso.
Si chiamano “employee referral programs”, e consistono in sistemi di incentivi e bonus ai dipendenti che propongano i loro amici o conoscenti per un posto in azienda, a patto naturalmente (e qui sta la differenza sostanziale con il discorso fatto per il nostro paese) che soddisfino i requisiti richiesti per le posizioni vacanti. Una maniera per contenere i costi della ricerca del personale, e anche per garantire in qualche maniera l’armonia all’interno degli ambienti di lavoro. In fondo si è tra amici.
Ogni assunzione è ovviamente preceduta da un regolare colloquio di lavoro, e molto spesso gli incentivi promessi vengono elargiti ai dipendenti solo qualora questi vadano a buon fine. Quando la raccomandazione, insomma, riesce ad avere un’accezione anche positiva.