Workaholism, work addiction, dipendenza dal lavoro: tanti modi per definire una vera e propria patologia caratteristica dei tempi moderni e, per questo, ancora oggetto di studio da parte dei professionisti della salute.
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Chi sono i Workaholics? Sono i lavoratori che non riescono a staccare la spina, che si dedicano alle mansioni d’ufficio oltre 15 ore al giorno e spesso negano di averlo fatto. Ma sono anche i manager e i businessman che diventano dipendenti del proprio lavoro mettendo in atto una sorta di comportamento ossessivo-compulsivo, spesso accompagnato da depressione e stati d’ansia.
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Non esistono, al momento, differenze di genere tra i lavoratori colpiti da work addiction, soprattutto da quando le donne si sono inserite pienamente nel mondo occupazionale fino a diventare, talvolta, più soggette a questo tipo di dipendenza rispetto ai colleghi uomini. Come si legge sul portale “Psychiatry online”, gli esperti Gioacchino Lavanco, Anna Milio e Mauro Croce danno una definizione esplicativa della dipendenza dal lavoro, che: “Può essere compresa tra quelle che vengono definite ‘nuove dipendenze’, o dipendenze sociali dovute a comportamenti i quali, pur producendo le stesse conseguenze delle cosiddette tossico-dipendenze (l’escalation, la tolleranza, l’astinenza, l’evoluzione progressiva del quadro, ecc.), si costruiscono e si autoalimentano in assenza di qualsiasi sostanza ed hanno anche a che fare con comportamenti, abitudini, usi del tutto legittimi e socialmente incentivati.”
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Si diventa dipendenti dal lavoro in modo graduale, nel momento in cui un aspetto della propria vita (quello professionale, in questo caso), si espande fino a invadere completamente tutti gli altri e cancellando qualsiasi interesse al di fuori del lavoro, comprese le relazioni sociali e gli interessi personali.
I tratti caratteristici dei Workaholics sono molteplici: si parte dalla “sete di potere e di successo” e dalla mania di perfezionismo fino alla necessità quasi impellente di dedicarsi al lavoro per evitare di affrontare tutto il resto, compresa la sfera affettiva. I “drogati di lavoro” sono spesso irritabili, impazienti e impulsivi, sembrano avere sempre fretta e conducono una vita frenetica.
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Secondo alcuni studiosi, ad esempio, responsabile dell’incapacità di fermarsi e di rilassarsi propria di questi soggetti è l’adrenalina, presente in quantità tali da impedire di riconoscere e imporsi dei limiti. La dedizione completa al lavoro, spesso, rappresenta un modo per colmare un vuoto interiore, dare sicurezza e migliorare l’autostima. Ragion per cui, nelle rare pause dal lavoro, chi è colpito da questa patologia è spesso invaso da un senso di inadeguatezza e ansia.