Il profilo del manager in tempo di crisi

di Chiara Basciano

30 Gennaio 2013 11:30

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Quali caratteristiche deve avere un manager per affrontare al meglio questo periodo di crisi? Lo svela una ricerca di Business People.

A conferma di come anche il settore dei manager e dei dirigenti abbia subito gli effetti della crisi basta citare i dati Istat che confermano come circa 100mila dirigenti tra il pubblico e il privato (poco più del 20% del totale) si siano ritrovati senza lavoro tra il 2008 e il 2011. Quali caratteristiche deve allora avere oggi un manager per affrontare al meglio questo periodo di crisi? Lo svela una ricerca di Business People.

Prime fra tutte, stando alle interviste del mensile, sembrano essere la capacità di capire situazioni molto differenti e di rimettersi costantemente in gioco, come confermato da Michael Landolfi, Executive director di Page Executive, e da Giovanni Mantica, Senior partner di Korn/Ferry International, che cita l’espressione americana “VUCA” (che sta per volatility, unpredictability, complexity e ambiguity) per definire la situazione attuale e evidenzia come «siano necessarie persone in grado di mettersi in discussione, guadare al futuro dimenticando i successi del passato e quindi i paradigmi su cui, magari, hanno costruito il proprio successo personale». Capacità decisionali e di coinvolgimento risultano ovviamente anch’esse strategiche.

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Anders Lindholm, amministratore delegato di Boydem Italia, delinea poi quali figure possono essere fra le più ricercate al momento: «Un “evergreen” sono i profili esperti in amministrazione, finanza e controllo, in grado di gestire piani di ristrutturazione del debito, o figure commerciali di sviluppo e gestione di reti e business sui mercati internazionali. E poi manager in grado di aprire nuovi mercati o comunque gestire lo sviluppo su quelli in espansione».

Sempre ricordandosi, come conferma lo stesso Lindholm, che la retribuzione potrebbe in questa fase subire gli effetti del momento storico, anche perché «manager in grado di rovesciare le sorti di un’impresa non sono moltissimi».