Nessun collegamento tra stress da lavoro e tumore: lo afferma uno studio condotto in Finlandia che sembra stravolgere quanto creduto finora, limitando le ansie comuni ai lavoratori più stakanovisti. Condurre una vita professionale frenetica al limite del workhaolism non incrementa le possibilità di sviluppare il cancro.
Questa teoria è scaturita da uno studio condotto dai ricercatori del Finnish Institute of Occupational Health, studiosi che hanno cercato di scoprire quali sono i principali fattori collegato all’insorgenza di alcune tipologie di tumore. Lo stress da lavoro non è tra questi, mentre compaiono il vizio del fumo e l’esposizione ai raggi UV.
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno monitorato le condizioni di salute di un campione di 116 mila persone appartenenti a varie fasce di età comprese tra i 17 e i 70 anni. Osservando i partecipanti per dodici anni è emerso come il 5% degli individui abbia sviluppato una forma tumorale, ma in nessun caso si è riscontrata una connessione tra la patologia e lo stress a livello lavorativo.
Una buona notizia, quindi, tuttavia è data ormai per certo il collegamento tra lo stress e lo sviluppo di infezioni sia in forma acuta sia più lieve (anche un semplice raffreddore, ad esempio). A sostenerlo è la ricercatrice olandese Danielle Mohren, attiva presso la Maastricht University, che sottolinea come a farne le spese sono soprattutto i soggetti sui quali gravano pesanti responsabilità:
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«Gli impiegati con particolari carichi di lavoro e responsabilità si ammalano di raffreddore il 20% più spesso di chi gestisce la normale amministrazione. Lavoro precario o licenziamenti nell’aria scatenano invece influenza e gastroenteriti.»