La circolare n. 1/E diffusa dall’Agenzia Entrate lo scorso 15 febbraio chiarisce molti dubbi sul Redditometro 2013 e sul Redditest, software di simulazione che consente ai contribuenti di monitorare entrate e uscite riducendo il rischio di essere sottoposti a controlli.
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Con la circolare, infatti, l’Agenzia fornisce alcune risposte ai principali quesiti posti dalla stampa specializzata, che coinvolgono innanzitutto lo strumento di accertamento fiscale messo a disposizione di tutti coloro che vogliono verificare la coerenza tra il proprio reddito e le spese sostenute: il Redditest, come sottolinea Attilio Befera, è infatti esclusivamente un software di autodiagnosi finalizzato a favorire la conoscenza, da parte del singolo contribuente, della sua situazione tributaria. Il fisco non potrà, quindi, effettuare controlli in questa fase.
Per quanto riguarda il calcolo delle spese di tipo promiscuo (l’acquisto di beni usati sia per lavoro sia privatamente), l’Agenzia afferma che:
«I beni e servizi non esclusivamente ed effettivamente relativi all’attività d’impresa o di lavoro autonomo, come ad esempio le auto ad uso promiscuo, rilevano per la parte non riferibile al reddito professionale o d’impresa ovvero per la quota parte di spesa non fiscalmente deducibile».
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L’Agenzia chiarisce anche tutti i dubbi relativi alla retroattività del nuovo Redditometro: la versione 2013 di questo strumento, che segue quella del 1992, può essere applicata per gli accertamenti relativi ai redditi dell’anno 2009 e seguenti.
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Fermo restando che il fisco valuterà – tenendo conto degli studi di settore – sia le spese sostenute e documentate attraverso fatture fiscali, scontrini e ricevute di pagamenti, sia gli investimenti patrimoniali (immobili, auto, pacchetti azionari), l’Agenzia afferma che la cosiddetta “quota di risparmio” determinatasi nel corso dell’anno e non spesa per investimenti o consumi, concorre alla determinazione del reddito complessivo accertabile.