Una recente sentenza della Cassazione condanna il clima goliardico che caratterizza numerosi ambienti di lavoro, ma solo nel caso in cui dal tono scherzoso si passi a epitetare in modo volgare un collega o un subordinato, azione sottoposta a sanzioni anche se in ufficio l’umorismo è di casa.
=> Leggi perché troppe liti in ufficio riducono la produttività
La Corte Suprema ha infatti annullato l’assoluzione di un dipendente toscano reo di aver attribuito un appellativo volgare a una collega, punito inizialmente dal Giudice di Pace con una multa di 400 euro e successivamente assolto dal Tribunale.
L’epiteto non è stato infatti giudicato eccessivo, sebbene volgare, proprio tenendo conto del clima scherzoso tipico dell’ufficio in questione, tuttavia questa decisione è stata ribaltata dalla Cassazione che ha invece accolto il ricorso dell’impiegata, definita come una “donna dai facili costumi”.
=> Leggi come gestire i colleghi “ladri di idee”
Secondo la Corte Suprema, la “familiarità” tra i dipendenti del medesimo ufficio e la consuetudine di scherzare quotidianamente, non possono in ogni caso giustificare l’uso di appellativi esagerati e volgari, pertanto il lavoratore inizialmente assolto sarà invece condannato a pagare una multa. Ecco cosa dice la sentenza:
«Che una donna possa tollerare delle avances più o meno tra il serio e il faceto non comporta affatto che ella si debba considerare disposta a farsi prendere a male parole, così come l’avere, risposto con un sorriso alla condotta scherzosa di un collega non autorizza affatto un altro uomo a ritenere che le sue battute siano altrettanto tollerate o addirittura gradite».