Luci e ombre del business travel

di Chiara Basciano

8 Aprile 2013 12:00

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I dati dell?ultimo rapporto della Global Business Travel Association sul business travel dell?Europa occidentale.

Non arrivano buone notizie per quel riguarda il 2013 del business travel nazionale, secondo i dati dell’ultimo rapporto della Global Business Travel Association (GBTA), che parlano di una contrazione della spesa, per quel che riguarda il nostro paese, del 2,9% rispetto all’anno precedente, con una diminuzione che interesserà sia le spese per il business travel interno, che quelle per i viaggi internazionali. Eppure non ci sono solo ombre per l’Europa occidentale.

Nel rapporto, che fa luce sulla situazione di Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna, si evidenzia come l’Europa vada a più velocità. Da un lato la Germania, le cui previsioni per il 2013 e 2014 prevedono un aumento di spesa del 5% annuo, con un ammontare complessivo di spesa che supererà i 55 milioni di euro, e la Gran Bretagna, con previsione di aumento dell’1,9% per il 2013 e praticamente di un raddoppio per l’anno successivo.

Dall’altro troviamo la Francia, con un segno meno pari all’1,4% per il 2013, prima di Italia e Spagna, con quest’ultima che registrerà, a detta della GBTA, un crollo del 6,2% per questo 2013 alla voce business travel. Segno di come siano differenti gli effetti della crisi, anche se per tutti si prevedono risultati meno drammatici e molti più segni positivi per quel che riguarda il 2014.

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Abbastanza ottimistico infatti il commento di Catherine McGavock, Direttore Regionale per l’Europa di GBTA: «Nel contesto delle difficoltà del mercato europeo, le nostre aspettative per le spese dei viaggi d’affari in Europa occidentale sono relativamente positive per il 2013. Ci sono segnali di ripresa in Germania e nel Regno Unito, con una spesa prevista in crescita per quest’anno. Noi crediamo che questo sia l’inizio di una tendenza più ampia nella regione e prevediamo una crescita della spesa in viaggi d’affari nel 2014 per tornare ai livelli che abbiamo visto prima della crisi dell’Eurozona».