I dipendenti sono attratti dagli orari di lavoro flessibili, poiché permettono loro di bilanciare meglio la vita privata con quella professionale. Ma per un manager è importante capire quelli che potrebbero essere gli effetti negativi dell’offrir una possibilità del genere.
Rischio di burnout. I dipendenti che optano per un orario di lavoro flessibile, possono sperimentare il burnout derivante da troppe ore di lavoro per vari giorni di fila. Il burnout può rallentare la produttività, lasciando il lavoratore soggetto a errori, a un comportamento lunatico verso i colleghi e può interferire con la loro capacità di concentrazione.
Comunicazione virtuale. Chi lavora da casa (telelavoro) lo fa generalmente con un PC connesso a Internet, o alla rete Intranet della propria impresa, in modo tale che possa accedere ai file e alle altre risorse pertinenti per completare i propri compiti. Ciò richiede l’assistenza del dipartimento di tecnologia dell’informazione dell’azienda, cosa che dunque comporta ulteriori costi aziendali.
Disponibilità limitata. Le aziende che permettono ai dipendenti di lavorare con orari flessibili, devono tenere in considerazione le ore che questi devono dedicare all’assistenza ai clienti, così da prendere eventuali ordini e rispondere alle domande. Potrebbe esservi dunque una disponibilità limitata per gli altri compiti da svolgere.
Assistenza ai bambini limitata. I dipendenti con orari non tradizionali possono arrivare in ritardo al lavoro oppure lasciare l’ufficio prima del previsto a causa della cosiddetta child care. Questo può avere un impatto negativo sulla società, se il lavoratore non è a disposizione dei collaboratori e dei clienti durante gli orari di sua competenza.
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