Le aziende che vietano o limitano l’uso dei social network ai dipendenti ne compromettono anche la produttività. Lo afferma una ricerca statunitense condotta da Evolv e pubblicata sul sito Mashable, indagine che ha monitorato l’attività social dei dipendenti delle grandi imprese citate nella classifica “Fortune 500“, che menziona le maggiori aziende societarie statunitensi.
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Secondo lo studio, la produttività sul lavoro cresce proporzionalmente alla quantità di social network utilizzati anche in ufficio: calcolando la media delle ore di lavoro e il tempo passato su Facebook, Twitter, LinkedIn e Pinterest , è emerso come i dipendenti più social riescano a portare a termine più compiti in tempi ridotti, e i vantaggi sono evidenti soprattutto per chi opera nel settore delle vendite o della customer satisfaction.
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Sono appunto quattro i social network che fanno bene alla produttività, ma l’indagine mostra anche come i benefici siano maggiori se si opera su cinque piattaforme virtuali.
«Coloro che usano cinque o più social network riescono a portare a termine più vendite e gestire meglio i servizi alla clientela rispetto a chi non li usa, rispettivamente con un più 1,5% e 2,8%. La loro permanenza media è di poco inferiore a 92 giorni.»
Questo ultimo dato mostra, inoltre, come il solo fatto di poter usare liberamente i social network in azienda rappresenti, per i dipendenti, un incentivo a non cercare altre opportunità professionali. In definitiva, Facebook, Twitter e altri portali svolgono un ruolo decisivo nella fidelizzazione dei lavoratori.