Essere un leader significa saper stare al passo con i tempi, abbracciare l’innovazione e prendere in considerazione possibili cambiamenti in grado di favorire il successo aziendale. Ma per portare avanti al meglio qualsiasi trasformazione che tocca da vicino il business, i dirigenti devono saper cambiare se stessi.
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Questa teoria si basa sulla convinzione che la crescita e la competitività delle aziende, in qualsiasi settore, siano in gran parte dovute all’operato dei leader che la guidano e alla loro capacità di cambiare quando le circostanze lo richiedono.
Un concetto che negli USA ha portato alla nascita del cosiddetto “CQ”, vale a dire “Change Quotient” quindi “quoziente di cambiamento”, la capacità di adattarsi, reinventarsi e modificarsi per migliorare le relazioni e il rapporto con i propri collaboratori, e di conseguenza sviluppare progetti di successo.
Quali sono i cambiamenti che rendono leader migliori?
– Cambiare atteggiamento: è fondamentale sentirsi parte di un gruppo, di una squadra che lavora insieme per risolvere un problema o conseguire un obiettivo, evitando di immaginare se stesso come un combattente che lotta per vincere.
– Cambiare punto di vista: prima di prendere una decisione è opportuno valutare la situazione e le conseguenze da diversi punti di vista, ponendosi a ogni livello della gerarchia organizzativa
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– Cambiare stile: un leader dovrebbe trattare dipendenti e collaboratori non come vorrebbe essere trattato egli stesso, ma come loro vogliono essere trattati. Una teoria portata avanti da numerosi esperti in coaching e counseling e alla base della felicità sul lavoro.
– Cambiare strategia: per promuovere un cambiamento e contrastare la resistenza dei dipendenti è necessario un impegno notevole, non solo spiegando le motivazioni ma anche aiutando il proprio team a comprendere meglio la visione, la missione e gli obiettivi.
