Saper imporsi, trovando sempre il giusto mezzo tra autoritarismo e mancanza di rispetto per i propri sottoposti, evitando inflessibilità, arroganza e troppo rigore: ecco la qualità che fa di un capoufficio un vero leader.
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Dosare al meglio la propria assertività rappresenta quindi la formula vincente per farsi rispettare sul lavoro, facendo in modo che dipendenti e collaboratori abbiamo stima del boss e mantengano sempre alto il livello di produttività.
A conferma di questa teoria si può citare uno studio non recentissimo pubblicato sul “Journal of Personality and Social Psychology” che ha illustrato la ricetta della leadership ideale, sfruttando le opinioni di un campione di lavoratori chiamati a indicare i punti di forza e i difetti di un leader.
Dalla ricerca è emerso che se da un lato la capacità di imporsi è una qualità che non deve mancare in un capo, dall’altro lato sono gli stessi intervistati a lamentare una diffusa incapacità dei boss di equilibrare al meglio la propria assertività.
L’errore più comune, infatti, è compiuto dai leader che nel tentativo di imporsi finiscono per essere troppo dispotici e prepotenti. Un “difetto” messo in evidenza dalla maggioranza dei soggetti coinvolti nell’indagine, secondo i quali il boss ideale è prima di tutto assertivo, e solo in un secondo momento capace, concentrato sugli obiettivi da raggiungere e dotato di grande autostima.
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Ma attenzione, a essere messi sotto accusa sono anche i leader troppo “buoni”, privi totalmente della capacità di “comandare” dirigendo il lavoro degli altri e coinvolgendo tutti nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.