Un tetto agli stipendi dei manager?

di Chiara Basciano

20 Maggio 2013 15:00

logo PMI+ logo PMI+
Se ne parla dopo l?aggiornamento del rapporto sui salari 2012 presentato dalla Fisac.

Ha attirato parecchia attenzione l’aggiornamento del rapporto sui salari 2012 presentato dal segretario generale della Fisac, Agostino Megale, dal quale emerge come dal 1970 ad oggi il rapporto tra retribuzione lorda di un lavoratore dipendente e compenso medio di un top manager sia passato da 1 a 20 a 1 a 163, tanto che si è subito alzata la voce di chi vuole mettere un tetto agli stipendi dei manager.

«Una forbice che cresce, allargando senza freni le diseguaglianze, producendo un rapporto di 1 a 163 tra la retribuzione media di un lavoratore dipendente (pari a 26 mila euro lordi) e il compenso, sempre medio, degli amministratori delegati e dei top manager (pari a 4 milioni e 326 mila euro)». Queste le parole di Megale, che osserva come: «in questi sei anni di crisi il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni si è più che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, così come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie più ricche, determinando e incrementando la vera forbice delle diseguaglianze».

=> Scopri come gli stipendi dei manager resistono alla crisi

Per fare un esempio chiaro, il segretario ha calcolato la differenza su quattro anni di lavoro. «Nei fatti, il salario cumulato nei passati quattro anni da un lavoratore dipendente è pari a 104 mila euro lordi mentre per i top manager è pari a 17 milioni e 304 mila euro, con una differenza di 17 milioni e 200 mila euro». E in uno studio curato da Isrf Lab si evidenzia come i sette amministratori delegati delle maggiori aziende operanti sul territorio romano (Eni, Enel, Finmeccanica, Telecom Italia, Acea, Bnl, Caltagirone) hanno percepito nel 2012 quanto 864 lavoratori dipendenti e quanto 1.728 lavoratori in collaborazione.

Equilibrato il commento di Lorenzo Tagliavanti, vicepresidente della Camera di commercio di Roma, che indica un’altra strada rispetto all’intervento normativo: «I livelli dei compensi dei top manager – ha detto – non sono più adeguati alla fase che stiamo vivendo. Più che indicare tetti massimi degli stipendi per i top manager si deve lavorare sui risultati. Se il manager contribuisce ad aumentare il valore dell’azienda è anche giusto che riceva alti compensi; in caso contrario questi compensi milionari appaiono del tutto ingiustificati».