Recruiting: l?identikit del pessimo candidato

di Teresa Barone

22 Maggio 2013 10:00

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Consigli ai manager delle risorse umane per riconoscere un pessimo candidato ancora prima del colloquio di lavoro: ecco i comportamenti sospetti.

Un curriculum vitae ricco di competenze e di esperienze professionali non garantisce l’assunzione, soprattutto se il candidato commette alcuni errori ancora prima di sostenere il colloquio di lavoro. I manager delle risorse umane possono tuttavia  fare affidamento su pochi ma precisi segnali per bocciare la candidatura di un nuovo aspirante dipendente.

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Il primo campanello d’allarme che potrebbe far “classificare” il potenziale neoassunto come un pessimo candidato è rappresentato dal suo atteggiamento poco professionale: il comportamento durante il colloquio non deve essere troppo amichevole, e anche durante l’attesa è preferibile monitorare eventuali carenze dal punto di vista dell’educazione e della compostezza (sono in molti a sostenere, ad esempio, che siano le segretarie e gli addetti alla reception a contribuire in modo decisivo alla selezione del personale, notando e segnalando eventuali gesti poco corretti).

Attenzione, inoltre, se il candidato arriva in ritardo all’incontro con il responsabile aziendale con il quale dovrebbe sostenere il colloquio: secondo gli esperti, nove volte su dieci questo atteggiamento è indice di irresponsabilità anche sul lavoro.

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Il candidato, inoltre, deve dimostrare di conoscere l’azienda presso la quale si propone mostrando interesse per il ruolo che dovrebbe ricoprire, così come verso il lavoro di squadra (meglio diffidare di un aspirante dipendente che appare troppo proiettato su se stesso senza prendere in considerazione la prospettiva comune al suo team).

Un comportamento da condannare, inoltre, è la mancanza di rispetto nei confronti degli ex datori di lavoro: è fondamentale, invece, che il candidato mostri fedeltà e discrezione sempre e comunque.

Un’ottima strategia per verificare le potenzialità di un candidato è rappresentata dall’osservazione delle domande che egli stesso pone: chiedere all’interlocutore quali sono le aspettative dell’azienda e come superarle è senza dubbio un segnale positivo, mentre non può essere considerato tale rivolgere quesiti in merito alle ferie estive e ai permessi retribuiti.

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Valutare l’entusiasmo dei potenziali nuovi talenti, infine, è sempre la strada giusta per garantire all’azienda le migliori risorse umane.