Il successo a lungo termine di un’azienda dipende fortemente dalla qualità e dalla fedeltà del team che vi lavora. Eppure, quando i tempi sono duri – come questi che si stanno attualmente vivendo a causa della crisi economica – i dirigenti licenziano spesso i dipendenti in modo tale da ridurre i costi, ma ciò ha un effetto diretto – negativo – sulla soddisfazione del cliente e sulla fedeltà dei dipendenti che rimangono.
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Secondo un recente studio internazionale condotto da Ipsos Loyalty, meno del 30% dei dipendenti aziendali si dichiarano fedeli alla società per cui lavorano. Oggi si è sopraffatti da ridimensionamenti e ristrutturazioni aziendali: i licenziamenti non sono più cosa rara, anzi, e la maggior parte delle organizzazioni che si ridimensionano non riescono a realizzare comunque le prospettive di risparmio a lungo termine o di efficienza, il che richiederà poi ulteriori ristrutturazioni e licenziamenti.
La slealtà dei dipendenti è una strada a doppio senso. Anche se potrebbero esservi dei vantaggi economici dall’operare nel modo precedentemente descritto, la mancanza di fedeltà è un aspetto da non sottovalutare. Le future performance finanziarie delle aziende ridimensionate infatti soffriranno se il personale non sarà leale e fedele.
Non è da sottovalutare nemmeno l’impatto che tutto ciò ha sulla cultura dell’organizzazione. Il morale interno diminuirà e si dovrà esser costretti a prendere dei provvedimenti per rialzarlo, cosa non semplice a quel punto; i dipendenti si sentiranno meno motivati, più stanchi, meno carichi e meno invogliati a portare a termine il proprio lavoro.
È pertanto assolutamente consigliabile trovare il giusto equilibrio tra la fedeltà dei dipendenti e la redditività, ovvero il modo più corretto per mantenere entrambe le cose.