Il virtuoso caso Luxottica

di Chiara Basciano

6 Giugno 2013 13:00

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Siglato il nuovo accordo di welfare aziendale, che tiene in conto anche le famiglie, e i figli soprattutto, dei dipendenti.

Imparare a farsi carico delle esigenze dei propri dipendenti, in un senso allargato rispetto al passato, sta dando dimostrazione di rendere anche dal punto di vista del ritorno per l’azienda, che vede aumentare il senso di appartenenza, invoglia i dipendenti a non disertare il luogo di lavoro, attrae i talenti migliori. Quello che rappresenta davvero un valore aggiunto è il passo successivo, ovvero estendere la propria attenzione anche alla cerchia familiare, e ai figli in maniera particolare.

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Proprio quello che sta succedendo in Luxottica, dove a pochi giorni dal momento in cui l’amministratore delegato Andrea Guerra ha venduto le sue stock option, guadagnando nel trading qualcosa come 40 milioni di euro, con i sindacati confederali è stato firmato un nuovo accordo di welfare aziendale, estensione di quello (pilota) del 2009, che proprio di studio e mobilità sociale dei figli dei dipendenti, contrasto all’abbandono scolastico, assistenza sociale alle famiglie e persino di microcredito di solidarietà si occupa.

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Proprio Andrea Guerra parla apertamente di capitalismo partecipato e remunerativo, in una fase storica «che richiede da parte del capitalismo idee e formule nuove». E i numeri relativi all’attaccamento dei dipendenti all’azienda sembrano dargli ragione, con l’assenteismo sotto la soglia del 5% e oltre l’80% dei dipendenti che si dichiara orgoglioso di appartenere al team aziendale.

E per non svicolare sul discorso che riguarda le disparità salariali tra manager e dipendenti, sulla cresta dell’onda in questo particolare momento di difficoltà economiche a livello globale, Guerra ci tiene a far sapere il suo punto di vista: «francamente non credo ai tetti sulle alte retribuzioni – la sua valutazione – penso che un’azienda di successo debba compensare tutti quelli che hanno contribuito e lo possa fare in piena trasparenza e correttezza».