Uno studio condotto da Amrop e presentato all’assemblea annuale dell’Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali (ALDAI) mette in luce come anche nel settore dei manager gli ultimi anni siano stati particolarmente difficili dal punto di vista occupazionale, con il numero dei dirigenti che tra il 2010 e il 2012 si è ridotto dagli 1.779.100 del 2010 agli 840.900 del 2012.
Un taglio del 50%, con quasi un milione di manager che ha dovuto guadarsi intorno e cercare di rimediare con collaborazioni, consulenze o lanciandosi nel libero professionismo. Una situazione che, seppure aggravata in Italia dai maggiori costi aziendali – dovuti al carico fiscale – per retribuire i dirigenti, fa il pari con quella europea, dove negli ultimi due anni sono spariti qualcosa come cinque milioni di posti di lavoro.
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Come ricordato dal presidente ALDAI Romano Ambrogi: «Non viene considerato che la perdita di competenze manageriali rappresenta un minus valoriale per il sistema Paese e che la creazione di questo vuoto andrà inevitabilmente a pesare sulla ripresa e sulle prossime generazioni. Manca una visione di progetto, di futuro, certo non favorita dall’incertezza del sistema politico ed economico. In questo quadro, ovviamente non attrattivo per gli investitori stranieri, risulta anche difficile trattenere nel Paese le società multinazionali. L’eccessiva burocratizzazione, la fiscalità in continua crescita, l’incertezza del diritto, l’assenza di uno sviluppo infrastrutturale sono elementi che i grandi gruppi stranieri, in un’ottica di impresa globale e di internazionalizzazione, non possono considerare che come deterrente per continuare ad investire».
E come spesso accade quando le possibilità scarseggiano, ecco che inesorabile si riattiva il meccanismo della fuga dei cervelli, pronti a cercare fortuna altrove. Per quel che riguarda i manager sono stati ben 6000 a fare questa scelta nel solo 2012, con un incremento del 40% rispetto al 2011.