Le donne manager sono ancora un numero esiguo e quelle impiegate in azienda sono concentrate soprattutto in pochi settori, ovvero amministrazione, risorse umane, commerciale e marketing. È tuttavia quello delle risorse umane che sta acquisendo un valore crescente.
È quanto rivela l’Associazione Direttori risorse umane (Gidp), che ha appena pubblicato l’identikit delle donne dirigenti d’azienda. Nello specifico, sono concentrate soprattutto nell’amministrazione (19,02%), nel commerciale (16,30%), nelle risorse umane (7,61%), nel marketing (4,89%) e nella finanza (4,89%) e infine quelle che si occupano della produzione (4,35%).
Un segmento tra tutti è quello che potrebbe offrire ulteriori opportunità in futuro per il popolo rosa: «è il caso delle risorse umane, ed è da qui che può partire un reale rinnovamento delle aziende», spiega Paolo Citterio, presidente dell’Associazione. «Se le donne ce l’hanno fatta in questo settore possono farcela dappertutto, non era facile infatti entrare in un’area così affollata e maschile. L’acquisizione da parte delle donne di questi ruoli è dovuta a diversi fattori. Un tempo i direttori del personale si occupavano soprattutto di rapporti sindacali, oggi non è più cosi, si tratta di assumere, formare e sviluppare le competenze delle persone, al centro di tutto vi è il capitale umano e le donne sono generalmente più adatte degli uomini a ricoprire questo ruolo, per le loro capacità di ascoltare e coinvolgere gli altri, per il fatto di saper valutare la persona dietro le competenze».
Patrizia Bonometti, responsabile delle Risorse Umane per Datalogic, sottolinea che «è proprio in questi ruoli che si può influenzare il resto dell’azienda, fare da indirizzo e stimolo. È possibile che le donne si concentrino in questi settori perché tradizionalmente hanno alle spalle studi di tipo umanistico-sociologico, ma è anche vero che sono lavori molto congeniali all’approccio femminile».
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