Utilizzare il telefono aziendale per finalità private è un comportamento scorretto e sanzionabile, ma non può essere motivo di licenziamento. Lo ha affermato la Corte di Cassazione respingendo le contestazioni di una azienda decisa a licenziare un dipendente reo di aver inviato oltre 13mila SMS dal cellulare aziendale nell’arco di 11 mesi, in pratica circa 1200 messaggi di testo al mese.
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La sentenza 10550/13 mette nero su bianco una verità che piacerà poco a numerosi datori di lavoro: il dipendente protagonista della vicenda non può essere allontanato dal suo posto di lavoro perché, pur approfittando largamente del telefono aziendale, non ha arrecato alcun danno morale o materiale alla società.
Non si può parlare, infatti, di raggiro o frode ai danni dell’azienda che, oltretutto, opera proprio nel settore della telefonia e avrebbe potuto in qualsiasi momento verificare il comportamento del dipendente presente nell’organico da 30 anni.
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Lo stesso dipendente, inoltre, pur non avendo ricevuto alcuna segnalazione o rimprovero da parte del datore di lavoro si è detto disposto a risarcire l’azienda di tasca sua. Tutti elementi che, secondo la Suprema Corte, rendono illegittimo e immotivato il suo licenziamento.