Con la crisi economica che continua ormai da troppo tempo, le aziende hanno la necessità di ridurre i costi e per tale motivo nei prossimi mesi i lean manager saranno sempre più richiesti.
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Per la precisione si tratta di esperti di razionalizzazione, riduzione dei costi operativi, riorganizzazione dei processi produttivi e soprattutto semplificazione. Lo si apprende dall’ultimo Osservatorio sul lavoro realizzato da Michael Page, esperto internazionale in tema di recruitment.
Secondo quanto si legge, la domanda sul mercato italiano dei lean manager è destinata a crescere del 15% entro la fine dell’anno in corso. «La figura manageriale è relativamente nuova in Italia ed è divenuta celebre quando l’ad di Fiat, Sergio Marchionne, ha inaugurato il progetto di ottimizzazione degli stabilimenti del Gruppo in Italia. Alla base c’è tutta la razionalizzazione delle risorse e la riduzione degli sprechi che viene dalla tradizione industriale giapponese, e in particolare dai modelli organizzativi della Toyota», si legge nel report.
Secondo La Valle, «la fortuna di questi manager, guardando al mercato italiano, è tutta nello squilibrio tra domanda e offerta. Attualmente sono più le aziende che cercano professionalità del genere che individui formati e competenti per rispondere a queste esigenze. Un lean manager deve infatti avere delle competenze ben precise: deve avere innanzitutto la conoscenza metodologica del modello organizzativo improntato all’efficientamento dei processi produttivi; deve conoscere alla perfezione le procedure operative dell’azienda per cui lavora, oltre ai suoi processi produttivi». Si tratta dunque di una categoria complessa, che ha diverse responsabilità: è un esperto di semplificazione, in grado di ridurre al massimo gli sprechi.
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«La vocazione dell’approccio lean deve essere: semplificazione per creare più valore, non solo nel breve, ma anche nel medio periodo. Valore per l’azienda, per le persone, e soprattutto per il cliente. Tutti i processi aziendali possono essere semplificati: si tratta di essere pronti a mettere in discussione il modo in cui facciamo le cose oggi, chiedendoci se c’è un sistema più efficace per farle, alla luce dell’evoluzione della tecnologia, o degli stessi obiettivi finali», spiega Elisabetta Caldera di Vodafone Italia.