Brutte notizie in arrivo per i tanti lavoratori italiani che sono soliti consumare il pranzo fuori casa, spendendo una buona fetta dello stipendio per mangiare un boccone nei vari bar e tavole calde vicine al posto di lavoro.
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Secondo un’indagine condotta da Federconsumatori e Adusbef, infatti, il costo di un pasto ha subito un incremento del 139% dal 2001 a oggi, seguendo un trend inverso rispetto alle stesse retribuzioni pressoché invariate.
Una vera e propria stangata per i lavoratori costretti a pagare un pasto oltre 13 euro contro i 5,53 euro del 2001 (si parla di un pasto base composto da primo, dessert, caffè e acqua), per un esborso mensile pari a più di 290 euro.
La reazione di numerosi italiani, come rivela Federconsumatori, è quella di rinunciare alla pausa pranzo al bar preferendo alternative meno dispendiose, che spesso consistono nel consumo di un semplice snack spesso portato da casa. Una soluzione che consente di risparmiare ma solo entro certi limiti, basti pensare che a subire i maggiori incrementi sono proprio i cibi più poveri come la stessa acqua o il gelato, sempre più unico protagonista del “lunch break” in estate.
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