Mobbing: il danno professionale va provato

di Teresa Barone

13 Gennaio 2014 09:00

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Danno biologico e danno alla professionalità non vanno sempre di pari passo: ecco cosa dice una recente sentenza della Cassazione.

Anche in caso di mobbing accertato ai danni di un dipendente, quest’ultimo è comunque tenuto a dimostrare il danno alla professionalità che necessita di un accertamento indipendente dal riscontro necessario per provare un danno biologico.

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Lo afferma la Corte di Cassazione con la sentenza n. 172 emessa l’8 gennaio 2014 e relativa al ricorso richiesto da una dipendente del Comune di Roma, beneficiaria di un risarcimento pari a 16mila euro richiesto e ottenuto dimostrando di aver subito mobbing sul lavoro.

La donna, infatti, sarà risarcita dal suo datore di lavoro reo di aver impartito sanzioni disciplinari inique e di aver imposto all’impiegata un trasferimento ritenuto illegittimo, tuttavia non sono previsti indennizzi finalizzati a coprire il danno professionale.

Se il danno biologico è stato riconosciuto sulla base della consulenza tecnica d’ufficio, non è stata prodotta alcuna prova relativa al danno professionale: i comportamenti giudicati illegittimi ai danni della dipendente, infatti, non hanno provocato alcuna lesione alla carriera e alla professionalità della lavoratrice, la quale non può dimostrare di aver perso opportunità di lavoro né la compromissione del suo “valore nel mercato del lavoro”.

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In definitiva, quindi, il mancato sviluppo delle capacità professionali così come l’eventuale ostacolo alla progressione di carriera devono essere provati separatamente.