La richiesta principale delle imprese ai manager è sempre più pressante: si ordina loro di focalizzarsi sulle direttive e sulla loro immediata attuazione, così da raggiungere guadagni in tempistiche brevi. Eppure i dirigenti vorrebbero concentrarsi su altro, ovvero su innovazione e sulla ricerca dei nuovi talenti.
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È quanto si evince da un recente sondaggio svolgo da ManagerItalia sul tema della gestione aziendale: «dal nostro sondaggio emerge che i manager vorrebbero puntare sullo sviluppo dei collaboratori e sull’innovazione, oltre che su una partecipazione più ampia dei loro team, ma su questo aspetto le richieste delle aziende risultano, inspiegabilmente, molto più soft. Insomma, siamo di fronte al dualismo che ben conosciamo ( “il dover e il voler essere”) accentuato dai tempi di crisi e dalla necessità di giustificare quotidianamente e nel breve l’operare dell’azienda con risultati immediati», spiega Flavio Leone, responsabile delle relazioni sindacali di Manageritalia e Hr Director presso Estée Lauder Group.
«La storia c’insegna che le aziende di successo hanno sempre investito e guardato lontano. Purtroppo il momento attuale garantisce poche certezze di continuità lavorativa ai dirigenti e rischia di renderli timorosi, più focalizzati all’oggi piuttosto che al domani. La proprietà vuole risultati immediati ed io, per paura di perdere il posto di lavoro, cerco di darglieli, anche se non sto facendo un favore alla proprietà perché i problemi veri arriveranno dopo», sottolinea invece Fabrizio Pulcinelli, direttore generale di una casa di cura in Emilia Romagna.
Sostiene la tesi con la propria esperienza Claudia Lucarelli, program director mainframe Emea di Ca Technologies: «Anch’io ho un capo a cui propongo attività a lungo termine e che mi risponde: bello ma non è tra le priorità che la corporate ci da in questo momento. E anch’io, la mattina, guardo sconsolata la lista delle cose da fare e mi tocca rimandare per l’ennesima volta un’idea su cui volevo lavorare, perché urgenze, emergenze, criticità prendono il sopravvento. Ma credo che così sia normale, e che prima o poi riuscirò a realizzare quel progetto. È il bello del nostro lavoro».
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