Dipendenti spietati? C?è un perché

di Teresa Barone

27 Gennaio 2014 10:00

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L?impulsività conta poco: se un dipendente compie scorrettezze ai danni del capo è solo perché sa che non sarà punito. Studio.

In presenza di un boss poco autoritario i dipendenti sono maggiormente propensi a prendersi alcune libertà e commettere scorrettezze. Una teoria apparentemente scontata che è stata ribadita da un recente studio, finalizzato a svelare i complessi meccanismi che si celano dietro le relazioni tra un capo e i suoi sottoposti.

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Lo studio, promosso dall’Università di Waterloo in Canada e pubblicato sull’Academy of Management Journal, sembra infatti dimostrare che gli episodi di rivalsa compiuti dai dipendenti ai danni del capo non sono quasi mai dovuti all’insensatezza e tantomeno all’impulsività: in pratica, se i collaboratori non hanno timore di agire scorrettamente nei confronti del boss è solo perché sono convinti di poter operare indisturbati.  

Secondo i ricercatori (che hanno coinvolto un campione di 384 lavoratori attivi in aziende appartenenti a vari settori) è più probabile che un dipendente agisca in modo vendicativo in assenza di una vera e propria “autorità di vigilanza” e in presenza di un leader privo della possibilità di punire eventuali insubordinazioni.  La scarsa capacità di autocontrollo, così come il solo temperamento impulsivo, non sono sufficienti per innescare il meccanismo della ritorsione.

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Huiwen Lian, tra gli autori dello studio, precisa infatti che: «I nostri risultati [dimostrano] che l’assenza della capacità di autocontrollo non porta necessariamente gli individui a comportarsi in modo aggressivo in presenza di poco controllo da parte dei superiori. Con incentivi adeguati (ad esempio, percependo il potenziale punitivo dei supervisori), le persone sembrano essere abbastanza in grado di mobilitare le proprie “risorse interiori” per ignorare la loro naturale inclinazione a danneggiare il capo.»