Cresce il numero di datori di lavoro che adotta un metodo innovativo e originale per condurre una selezione, soprattutto se la scelta di una nuova risorsa da assumere sembra essere più complicata del previsto.
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Una strategia che si basa sull’intervento diretto di alcuni dei dipendenti più fidati nel processo di selezione, e nello stesso colloquio, collaboratori chiamati a partecipare a incontri one-to-one con i candidati.
I vantaggi di questa strategia di selezione non mancano: se da un lato i candidati sono portati ad abbassare le difese mostrando il loro reale temperamento, i dipendenti si sentono valorizzati e responsabilizzati grazie al nuovo ruolo affidatogli dal capo.
Allo stesso tempo, tuttavia, in presenza di un potenziale nuovo assunto molto competente i dipendenti potrebbero sentirsi minacciati, temendo l’ingresso in azienda di una risorsa pronta a rendersi indispensabile.
Se si decide di coinvolgere i dipendenti nei colloqui di selezione, inoltre, è bene indicare loro le regole base applicate in materia di tutela della privacy: nessuna domanda relativa alle preferenze sessuali o al credo religioso, ad esempio.
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Fondamentale, invece, è che i collaboratori che svolgono temporaneamente il ruolo di recruiters adottino un approccio abbastanza disinvolto, incoraggiando i candidati a relazionarsi con loro considerandoli alla pari.