Nell’ultimo anno il numero delle violazioni dei dati aziendali è aumentato di molto, portando come conseguenza a un incremento dei costi sostenuti dalle imprese per recuperare le informazioni rubate o perse. Lo rivela il nuovo studio condotto dal Ponemon Institute, cui fa seguito un nuovo annuncio di IBM relativo a una soluzione e a nuovi servizi utili ad aiutare le aziende a rilevare, prevenire e reagire a tali violazioni.
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Si apprende dal report che nell’ultimo anno il costo totale medio per la violazione dei dati delle imprese è aumentato del 15%, raggiungendo i 3,5 milioni di dollari, mentre il costo sostenuto per ogni dato perso o rubato contenente informazioni riservate e sensibili è incrementato di oltre il 9%. Ben 314 le aziende prese in considerazione per lo studio, che fanno parte di 10 Paesi globali, Italia inclusa.
Tutte le organizzazioni partecipanti hanno subito violazioni dei dati, pertanto vi è una crescente preoccupazione per la sicurezza delle informazioni sensibili, riservate o protette; le violazioni più costose sono state quelle causate da attacchi malevoli intenzionali da parte di organizzazioni criminali, che hanno preso di mira soprattutto le imprese statunitensi e tedesche. Quelle aziende che hanno perso il maggior numero di clienti proprio a causa di tali problematiche sono francesi e italiane.
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È ancora più preoccupante che solo il 38% delle aziende abbia già attuato una strategia volta a proteggere la propria infrastruttura IT, questo perché la metà di quelle prese in esame (il 50%, nello specifico) ha una scarsa o nessuna fiducia circa l’efficienza delle soluzioni oggi disponibili per la sicurezza dei dati. Per aiutare coloro i quali desidererebbero una maggior protezione, IBM ha presentato nuovi software e servizi per la sicurezza.
Si chiamano IBM Threat Protection System e Critical Data Protection Program, il primo è basato sulla Security Intelligence e sull’Analytics ed è progettato per aiutare le organizzazioni a prevenire, rilevare e reagire ai cyber-attacchi (anche sofisticati), e il secondo invece per proteggere i dati critici aziendali, che si stima rappresentino in media il 70% del valore di una società quotata in Borsa.