Warren Buffett presidente della Berkshire Hathaway, è uno dei più grandi investitori della storia. La Berkshire Hathaway, sotto la sua guida si è trasformata da una società tessile in una holding di assicurazioni e servizi finanziari con oltre 200 miliardi di capitalizzazione.
Ma quali sono le sue strategie d’investimento ?
Per prima cosa, la sua strategia d’investimento, si basa sull’acquisto di titoli di grandi società al di sotto del loro valore intrinseco, per poi mantenerli per lungo tempo. Le principali azioni della Berkshire sono le principali società americane: Wells Fargo, Coca Cola, American Express e IBM.
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Ma nell’esattezza ci sono 7 principi che hanno costruito la carriera lunga, ricca e famosa di Warren Buffett:
- i manager devono gestire in modo razionale i soldi degli azionisti. Decidere se trattenere gli utili o restituirli agli azionisti è un esercizio di razionalità. Se i manager credono di riuscire a far rendere gli utili più di quanto possa fare qualunque altro investimento del mercato, possono decidere di trattenerli. In caso contrario è loro dovere restituirli agli azionisti come dividendi;
- l’impresa deve portare ad un aumento nel tempo dei guadagni per gli azionisti. Il cash flow di norma viene calcolato a Wall Street come (a) guadagni operativi più (b) spese di deperimento e altre spese non-cash. Secondo Buffett è un indicatore incompleto, al quale bisogna aggiungere (c) reinvestimenti richiesti dal business. Il nuovo indicatore usato al posto del cash flow, che Buffet chiama “owner earnings” sarà quindi (a)+(b)-(c). Quando (c) è superiore a (b) l’analisi del cash flow sovrastima la realtà economica dell’azienda. Quindi bisognerà porre particolare attenzione a quelle aziende che richiedono grosse spese periodiche per rinnovare impianti e tecnologie per mantenersi competitive sul mercato;
- si compra quando le azioni valgono almeno il 25% in meno del reale valore. Il “margine di sicurezza” di Buffett è del 25% per ridurre i rischi di aver commesso errori nello stimare il valore di una azienda. In questo modo se ad esempio la stima è sbagliata del 10% in eccesso, Buffett mantiene un ritorno adeguato. Viceversa, se la stima è corretta, o sbagliata per difetto, il ritorno sarà straordinario;
- i manager devono essere in grado di convertire le vendite in profitti. Si tratta essenzialmente della capacità di contenere i costi. Se una azienda ha bisogno di ristrutturare tagliando i costi, questo significa che fino a quel momento ci sono stati degli sprechi e quindi i manager non hanno operato in modo ottimale;
- evitare l’eccesso di debiti. Un buon business deve essere in grado di guadagnare un buon ritorno senza l’aiuto della leva dei debiti. Questi ultimi devono rimanere ridotti e non superare i limiti di sicurezza in rapporto al cash flow generato;
- l’impresa deve aver preformato in maniera consistente. Il rapporto utili per azione di per sé non è considerato da Buffett un valido indicatore. Buffett preferisce considerare quelle aziende che hanno nel tempo mantenuto un ottimo return on equity, cioè il ritorno sul capitale investito;
- i manager devono aver veramente aumentato il valore per gli azionisti. Si tratta della famosa regola “one dollar for one dollar”. Le aziende ogni anno decidono quanta parte dell’utile netto (se c’è) deve essere distribuito sotto forma di dividendi. Il restante viene trattenuto dall’azienda. Se la parte trattenuta è impiegata bene, il mercato nel lungo periodo lo riconoscerà e il valore del titolo aumenterà di conseguenza.