L’Autorità nazionale dell’anticorruzione (ANAC) con La delibera n.145 del 21 ottobre 2014 ha previsto l’applicazione della normativa anticorruzione di cui alla Legge 190/2012, nonché al D.Lgs. 33/2013 anche agli Ordini ed ai Collegi professionali, essendo qualificati come enti pubblici non economici. Tutti i professionisti iscritti agli Ordini sono soggetti ai principi dell’anticorruzione e ai relativi obblighi sui principi di trasparenza (D.Lgs. 33/2013) e di incompatibilità degli incarichi (D.Lgs. 39/2013).
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La sentenza della Corte di Cassazione n. 21226/2001, con riferimento agli ordini professionali, ha stabilito che:
“la loro natura è quella di enti pubblici non economici, che operano sotto la vigilanza dello Stato per scopi di carattere generale, che le prestazioni lavorative subordinate integrano un rapporto di pubblico impiego, che è indubitabile la qualificazione del patrimonio dell’ente”.
Ma quali sono gli obblighi dei professionisti?
I professionisti hanno l’obbligo di:
- adottare il piano triennale della prevenzione della corruzione e di un programma triennale della trasparenza;
- attuare un codice di comportamento per i dipendenti;
- nominare un responsabile della prevenzione della corruzione dell’ente;
- adempiere agli obblighi in materia di trasparenza;
- rispettare i divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi.
Le priorità, individuate durante gli incontri avuti tra l’Autorità e i rappresentanti degli Ordini (Coordinamento unitario professioni, Rete professioni tecniche) sono quelle di nominare il responsabile per la prevenzione e di adottare il piano nazionale per l’anticorruzione. Il Responsabile della prevenzione dei fenomeni corruttivi, è individuato tra i dirigenti amministrativi di ruolo di prima fascia in servizio. Per gli enti locali, l’organo competente ad individuare il responsabile fosse il sindaco. Per quanto riguarda gli ordini ed i collegi, l’organo che deve provvedere all’individuazione del responsabile sia il presidente. Il compito del Responsabile anticorruzione è quelli di predisporre il Piano anticorruzione, definire le procedure per selezionare e formare il personale appartenente a settori particolarmente esposti al rischio corruzione e vigilare sul funzionamento del Piano.
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Il Piano deve contenere, sistemi di rotazione del personale addetto alle aree a rischio, l’attivazione normativa sulla segnalazione da parte del dipendente di condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza, misure che garantiscano il rispetto delle norme del codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, con l’effettiva attivazione della responsabilità disciplinare dei dipendenti, l’adozione di misure volte alla vigilanza sull’attuazione delle disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi (di cui ai commi 49 e 50 della legge n. 190), anche successivamente alla cessazione del servizio o al termine dell’incarico (nuovo comma 16-ter dell’articolo 53 del d. lgs. n. 165 del 2001), verifica dell’attuazione delle disposizioni di legge in materia di autorizzazione di incarichi esterni, così come modificate dal comma 42 della legge n. 190.