Un lungo periodo di disoccupazione non solo rischia di alimentare pessimismo e negatività, ma può compromettere anche la stessa personalità di chi è costretto all’inattività.
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A subire i danni maggiori sono alcuni tratti caratteriali fondamentali: la mancanza di un impiego può rendere meno coscienziosi, meno aperti, onesti e capaci di relazionarsi con gli altri, tanto da far diventare ancora più difficile la ricerca di un nuovo lavoro e la conquista di un’opportunità professionale in fase di selezione.
A riferirlo è uno studio pubblicato dalla American Psychological Association, ricerca che rappresenta un’interessante spunto di riflessione sia per le risorse in cerca di lavoro sia per i responsabili HR che, spesso, si trovano davanti candidati depressi e demotivati.
La disoccupazione ha implicazioni psicologiche più ampie di quanto si possa pensare, influendo negativamente sulla personalità anche se con alcune disparità tra i due sessi.
I ricercatori (lo studio è stato promosso dalle Università di Stirling, Manchester e Southampton) hanno notato come gli uomini senza lavoro tendano a perdere fiducia, rigore e diligenza con il trascorrere dei mesi e degli anni, mentre le donne subiscono un “crollo” nel corso del terzo o quarto anno di disoccupazione, riuscendo tuttavia a riacquistare entusiasmo con il passare del tempo forse perché più coinvolte dei colleghi maschi nelle attività extra lavorative.
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