Individuare il giusto talento per l’azienda è questione di delicati equilibri e di una selezione ben congegnata. In particolare il momento del colloquio è quello più importante, durante il quale un nome viene associato ad un viso, ad un modo di essere, percepibile solo di persona e durante il quale si riesce a capire se il candidato è davvero motivato e competente.
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Come il candidato deve avere le idee chiare anche il selezionatore deve sapere perfettamente cosa sta cercando e di cosa ha bisogno il quel momento l’azienda. Nel dettaglio bisogna individuare competenze tecniche, di relazione ed organizzative. Per questo è bene conoscere bene il curriculum di chi si sta per esaminare e pensare anche ad eventuali domande da rivolgere per far emergere le sue caratteristiche. Bisogna mettere a proprio agio il candidato, che si trova presumibilmente in una situazione di stress, evitando domande inopportune.
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Come segnalato da Gian Paolo Valcavi, esperto di mercato del lavoro e relazioni industriali, però troppo spesso i selezionatori fanno domande non solo inutili ma anche al limite del legale. Da ‘pensa di avere figli nei prossimi 2 anni’ a ‘mi dica 3 difetti e 3 pregi della sua persona’ passando per ‘non crede di avere un curriculum troppo di livello per questo ruolo?’ si tratta di evidenti segnali di incompetenza e malafede da parte dei selezionatori che avendo il coltello dalla parte del manico non si mettono mai in discussione.