Si sente parlare a giorni alterni di fine della crisi, di dati positivi e di ripresa economica, eppure gli imprenditori sentono ancora tutto il peso della situazione stagnante. A dimostrarlo i dati allarmanti sui suicidi monitorati dall’Osservatorio “Suicidi per crisi economica”, istituito nel 2012 da Link Campus University di Roma.
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Secondo quanto reso noto l’ultimo semestre è stato il più difficile fino ad adesso mai registrato. Andando a guardare i numeri, sono stati contati 121 suicidi nei primi 6 mesi 2015, 560 i suicidi per motivazioni economiche dal 2012 a oggi, 320 i tentati suicidi, con una crescita del 48%.
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Le zone che maggiormente risentono della situazione sono il Nord-Est e il Sud, nel dettaglio Veneto e Campania, mentre le province con il numero maggiore di vittime sono Venezia, Padova, Napoli, Salerno e Milano. La tipologia di persone più colpite sono invece gli imprenditori. Per il direttore dell’Osservatorio sui Suicidi dell’Università degli Studi Link Campus University, Nicola Ferrigni «Tali dati confermano le drammatiche difficoltà, nonostante i recenti interventi legislativi in favore delle aziende, che vive oggi l’imprenditoria italiana, vittima non solo della generale crisi economica ma anche di una elevata pressione fiscale, inadeguata e controproducente per le imprese, soprattutto in questo momento storico».
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Allarmante anche il dato sull’età, che si abbassa sempre di più, infatti i 35-44enni sono passati dal 21,7% al 28,9% dei casi e sono aumentati i casi degli under 35. Interessante a tal proposito la considerazione di Ferrigni «L’aumento qui considerato fa pensare che l’ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia, che negli ultimi anni ha sostituito quello sociale erogato dallo Stato e permesso fino a ora al sistema di restare in piedi, vada progressivamente esaurendosi».