Non esistono dipendenti infallibili, tantomeno i talenti che si reputano più dotati e qualificati: compito del manager è anche quello di sostenere i collaboratori nei momenti di sconforto e aiutarli ad affrontare – e superare – un fallimento, sfruttando gli errori per migliorarsi.
Non tutti i lavoratori, infatti, sono in grado di accusare il colpo e riprendere i ritmi lavorativi con il consueto entusiasmo e l’energia di sempre, con il rischio di limitare la qualità delle loro performance.
Il primo passo da compiere per fare in modo che un collaboratore non si faccia abbattere da un progetto non andato a buon fine, consiste nel lasciargli vivere pienamente tutte le emozioni che un una sconfitta fa scaturire. Rabbia, frustrazione, rimpianto: dare sfogo a questi stati d’animo consente di porre le basi per il recupero e la “risalita”.
Il manager, inoltre, dovrebbe incoraggiare i dipendenti a guardare il fallimento da un’altra prospettiva, non solo identificandone le cause ma anche concentrandosi sulle azioni da adottare per evitare, in futuro, di commettere gli stessi errori.
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Positivo e utile, inoltre, è anche cercare di rafforzare l’autostima dei collaboratori spingendoli a riconoscere tutti i successi compiuti fino a quel momento, sottolineando anche come qualsiasi fallimento non debba essere vissuto come una delusione fine a se stessa ma come un’opportunità per pianificare le prossime mosse vincenti.