Se in generale la fiducia dei CEO nei confronti del clima economico appare stabile nelle aree economiche principali cresce invece nelle aree economiche minori. Nel dettaglio il livello di fiducia è stato analizzato dal YPO Global Pulse, facendo una larga panoramica sull’ottimismo dei CEO.
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Dai dati risulta che Germania e Francia sono rimaste stabili, con un calo marginale di circa mezzo punto, rispettivamente, a 55,7 e 57,0 mentre il Regno Unito ha ceduto 3,9 punti passando da 65,3 a 61,5. La fiducia è invece aumentata di 12,1 punti (da 42,7 a 52,8) in Grecia e di 7,7 punti in Spagna (da 66,4 a 74,1). Per quanto riguarda l’Italia i dati appaiono più che positivi. La fiducia infatti è salita di 1,5 punti a quota 59,6, notevolmente superiore rispetto al 58,1 dell’indice di fiducia globale.
Il 64% degli intervistati ha riferito che le condizioni sono migliorate rispetto a sei mesi fa e ci si aspetta un ulteriore miglioramento per il futuro più prossimo. La percentuale di chi vede un miglioramento nelle vendite è salita dal 64% di luglio al 73% di oggi.
Anil Kumar, presidente di Ransat Group e membro di YPO Europe One e London Mayfair ha dichiarato «I risultati suggeriscono che i leader aziendali in Europa mantengono un cauto ottimismo riguardo alle prospettive di crescita a breve termine e le preoccupazioni sul futuro dell’euro sembrano essersi affievolite, almeno per ora. Il perdurante contesto di bassi tassi d’interesse, il calo dei prezzi petroliferi e la svalutazione dell’euro stanno stimolando la crescita e, in un certo senso, proteggendo i CEO europei dall’impatto del rallentamento in Cina, evidentemente più sentito in altre regioni. Guardando al 2016, i leader aziendali dovranno monitorare attentamente i mercati finanziari e i principali indicatori economici».
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Altri dati interessanti: il 60% prevede un aumento del fatturato nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 6% si aspetta una flessione; nel 30% delle aziende ci sarà probabilmente un ampliamento del personale, a fronte di un calo dell’organico nel 7% dei casi; infine, il 39% degli intervistati mira a un incremento degli investimenti fissi, mentre l’8% parla di riduzione.