La concentrazione di anidride carbonica all’interno degli spazi ristretti, come gli uffici dove si trascorrono non poche ore ogni giorno, potrebbe raggiungere livelli tali da danneggiare la salute e compromettere la qualità del lavoro.
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I sostenitori di questa teoria sono un team di ricercatori provenienti da Harvard e dalla Syracuse University, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives.
Secondo gli studiosi, infatti, gli esiti di un test – che ha coinvolto 24 volontari attivi in tre differenti ambienti di lavoro “simulati” – mostrano una stretta correlazione tra i livelli di CO2 nell’aria (negli ambienti chiusi) e le funzioni del cervello.
Le conseguenze potrebbero essere una riduzione della funzione cognitiva e una compromissione del processo decisionale, con significativi sulla produttività, l’apprendimento e la sicurezza.
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Superare i limiti consigliati, inoltre, potrebbe influire sulla capacità delle persone di utilizzare le informazioni, far fronte a una possibile crisi ed elaborare strategie efficaci.
Per approfondimenti: Abstract sull’Environmental Health Perspectives.